Le crociere del futuro: verso una “nave protetta”


Stefano Pastrovich, affermato architetto e yacht disegner con sede a Monaco, spiega a Cruising Journal alcune possibili soluzioni di breve e lungo periodo per la riprese del mercato delle crociere. Dall’impiego di tessuti per le separazioni interne, al concetto di nave come “isola protetta” e come meta stessa del viaggio, una serie di piccoli e grandi cambiamenti sia tecnici che di approccio all’andare per mare.

 

Nessuno si sarebbe aspettato di vedere tutte le navi da crociera del mondo arrestarsi dalle loro attività, generalmente così frenetiche, e mettersi in attesa di una soluzione che tutt’oggi sembra lontana dall’essere raggiunta. Non vi è dubbio che tutte le flotte torneranno a navigare e che le crociere riprenderanno ad offrire una forma di vacanza che ha conosciuto così grande evoluzione negli anni recenti. Dubbi invece ce ne sono molti sulle condizioni che dovranno essere rispettate, non soltanto per ovviare all’epidemia che stiamo fronteggiando, ma anche per prevenirne di future. Il mondo infatti, oltre a combattere, dovrà innalzare le difese dall’insorgere di simili problemi.

Le compagnie si trovano oggi ad attendere anche quelle che saranno le normative vigenti negli stati interessati dagli scali crocieristici, che ci auguriamo possano essere più uniformi possibili, al fine di agevolare gli equipaggiamenti e le predisposizioni che si renderanno necessari a bordo. Se da una parte è difficile pensare di rivoluzionare le prassi e gli ambienti in pochissimi giorni, dall’altra i danni economici spingono alla più immediata ripartenza degli itinerari.

Da Stefano Pastrovich, titolare dell’omonimo studio di architettura navale di Montecarlo, provengono alcuni spunti di riflessione e alcune ipotesi di breve e lungo periodo per affrontare il futuro della crocieristica mondiale. L’architetto, specializzato nella progettazione completa di yacht di ogni genere e autore di altrettanti interessanti progetti di navi da crociera ci ha illustrato alcune sue idee sul concetto di una “nuova nave” che dovrà soddisfare le esigenze di una “nuova vita”, quella che ci aspetta dopo il rientro dell’emergenza pandemica. “Il mio mestiere è l’architetto e quello che faccio è analizzare i problemi legati alle evoluzioni sociali trasformandole in progetti” tiene a precisare Pastrovich: “l’architetto è un professionista che deve ripensare costantemente il suo lavoro. Deve reagire alle stimolazioni/crisi del presente e offrire soluzioni per l’oggi e il domani. Ma deve anche avere una visione a lungo termine”.

La necessità è quella di aumentare a bordo gli oggetti che possono creare separazione, ma impedendo di percepirla come un ostacolo alla fruizione della crociera ed una limitazione invasiva. “La tecnologia va in aiuto all’Architetto e offre soluzioni efficaci, efficienti, pratiche per risolvere il problema del distanziamento fra i passeggeri, senza necessariamente sconvolgere il layout di uno spazio interno”. Una soluzione caldeggiata da Pastrovich è quella dell’impiego di tessuti per creare separazioni interne agli ambienti delle navi. Il temuto plexiglass, sul quale si sono paventae alcune ipotesi, sarebbe da evitare per una serie di motivi, fra cui quelli estetici, economici, ecologici.

I tessuti sono sempre stati tra i protagonisti dei progetti dell’architetto, che ha usato i tendaggi per definire gli spazi nelle imbarcazioni, con il vantaggio di gestire la luce, creare un ambiente raccolto senza aumentare i pesi degli yacht. Oggi, grazie all’esperienza accumulata, Stefano Pastrovich pensa che il tessuto possa essere un forte alleato per aumentare la protezione a bordo delle navi, nello stesso modo in cui il tessuto delle mascherine limita il contagio.

Una suddivisione degli spazi ottenuta mediante la predisposizione di tessuti, come in delle salette giapponesi, per intendersi, porterebbe ad implementare efficacia e gusto estetico. I tessuti sono naturalmente di facile installazione e completamente sterilizzabili. Una soluzione, quella proposta dall’architetto, che avrebbe un impatto economico non troppo elevato, una realizzazione piuttosto rapida e, soprattutto, un investimento non finalizzato alla sola situazione contingente, ma in grado di fungere da prevenzione anche per il futuro delle crociere. Quando poi finalmente non ce ne sarà più bisogno il tessuto potrà essere riutilizzato per altri scopi.

La gravità della situazione che ha comportato il blocco completo di tutti gli itinerari di crociera, spinge tuttavia a considerare anche soluzioni più drastiche. La mancanza di un vaccino, o di  una cura affermata, per il nuovo Covid-19, suggerisce l’esigenza di creare una sorta di percorso di sicurezza, ove si azzerino le possibilità di contagio da parte dei futuri crocieristi. “Compito dell’architetto visionario – prosegue Pastrovich – è elevare la prospettiva osservare i fatti, le cose come da un drone in volo pensare non solo a nuove navi ma soprattutto a nuovi modi di fare la crociera”.

Pastrovich parla quindi della nave da percepirsi come una sorta di “barca protetta”, un’ “isola sicura” che da luogo più soggetto alla diffusione di contagi diviene, al contrario, un ambiente isolato ed ermeticamente protetto. “La nave mi porta a vivere esperienze nei luoghi più belli del Pianeta. È un mondo chiuso alle possibilità di contagio, ma aperto alle più profonde, uniche e appaganti emozioni”.

In questa circostanza estrema, il passeggero certificato come negativo poiché “isolato” nei giorni precedenti la crociera, viene trasportato con altri mezzi “certificati” all’imbarco per finalmente salire a bordo di una nave che diventerà meta stessa del viaggio. Per conservare la protezione di bordo, nell’itinerario di una simile ipotesi non saranno previsti scali a terra, ma soltanto navigazioni panoramiche e soste nelle baie più belle, dove “scendere” in acqua, magari, con zodiac e altri mezzi direttamente dalla “marina” di bordo.

Saranno navi di piccole, medie dimensioni disegnate per i nuovi viaggiatori del futuro che vorranno immergersi nell’esperienza della natura e dei panorami rimanendo a bordo in un ambiente sicuro. Saranno navi realizzate con tecnologie volte a minimizzare l’impatto sulla natura, sugli ecosistemi, sulle comunità, più rispettose, progettate tenendo presente i diversi ecosistemi del pianeta in cui navigheranno, per creare un rapporto simbiotico con la natura, pur rimanendo a bordo. Il clima ed il panorama attorno alla nave saranno la scenografia che amplifica la sensazione del luogo.

Stefano Pastrovich confeziona così un’ipotesi che a primo impatto può sembrare estrema, in quanto rivoluziona in parte il concetto di crociera originario, quello del viaggio in terre nuove e sconosciute, e pone una serie di problemi che restano naturalmente da risolvere: l’equipaggio? i costi della crociera? gli itinerari disponibili? Non dimentichiamo però che il concetto di nave come meta stessa della crociera è un fenomeno non soltanto già sviluppato, ma anche in continua crescita negli ultimi anni. Navi che offrono di tutto, con attrazioni, suite meravigliose, solarium, ristoranti a perdita d’occhio…registrano già oggi alte percentuali di passeggeri che non scendono a terra durante l’itinerario di crociera. Non solo: le navi, in quanto “destinazioni”, sapranno allora distinguersi nelle loro conformazioni, nei loro arredi, nei loro servizi andando incontro alle esigenze di ospiti dai gusti diversi. Ecco quindi Pastrovich proporre modelli per gli amanti di mete tropicali, di ambienti alpini, del lusso più classico, della vita subacquea ecc.

Se l’idea può far discutere, è però vero che, allo stato attuale dell’emergenza medica, è probabilmente uno spunto da tenere in considerazione soprattutto nei passeggeri di età più elevata, dai 65-70 anni in poi che, ricordiamo, sono una componente di grande rilievo fra i passeggeri di navi da crociera. La loro esposizione a situazioni di rischio quali potrebbero comunque permanere anche dopo la fine della fase più acuta dell’emergenza, potrebbe impedire loro di riprendere a viaggiare. “La nave sarà una prospettiva sulla bellezza del mondo, più che un mezzo di trasporto”, tiene a specificare l’architetto, che non nasconde la portata dei cambiamenti:

Mi rendo conto che questo modo di concepire la nave e la crociera possano disorientare, ma io non sto esprimendo un giudizio di valore: sto semplicemente comunicando la visione di uno scenario possibile, ma anche probabile. Si tratta di un cambiamento al quale ci abitueremo È qualcosa di simile a quello che, a livello mondiale, è successo quando architetti visionari hanno cominciato a progettare “non luoghi” come centri commerciali, parcheggi, multisale cinematografiche o riconvertire aree portuali e capannoni industriali.

La soluzione di Pastrovich, con le migliorie che l’esperienza delle compagnie di crociera possiedono e con le direttive sanitarie mondiali (che ancora non abbiamo in proposito) potrebbe allora fungere da impulso verso una soluzione che certo assomiglierà a quella di una nave protetta e sicura.

Se l’ipotesi dell’impiego di tessuti quali separazioni fisiche esteticamente accettabili e perfettamente sanificabili è realizzabile su ogni genere di nave e per qualsiasi tipo di pubblico, creare percorsi sicuri di imbarco e di permanenza a bordo senza scali, come nella seconda ipotesi dell’architetto, è certo qualcosa da applicare soprattutto alle navi più piccole, probabilmente di segmento luxury. Non per tutti quindi, purtroppo. Ma se viaggiare in estrema sicurezza, per persone magari anziane, significasse una crociera in meno ma più godibile e sicura, ci sarebbe indubbiamente da pensarci. Cambiamenti che vanno metabolizzati, certamente, ma che come altre circostanze da eccezioni si potrebbero semplicemente trasformare in normalità. “All’inizio sembrava assurdo e forse aberrante prendere un’auto per andare a fare la spesa in un non luogo fuori città. Ma è successo e fino a qualche mese fa costituiva la meravigliosa normalità che un virus ci ha portato via.
Il compito dell’architetto, che è un veggente contemporaneo, è vedere quel futuro, disegnarlo cioè progettarlo, renderlo bello, cioè funzionale,
utile, responsabile”. Un nuovo concetto di lusso, in pratica, che diventa sinonimo di “libertà in sicurezza”.

Dallo studio Pastrovich, impulsi interessanti verso soluzioni di breve e di lungo periodo, dalle quali non ci si potrà allontanare troppo per poter non solo riprendere a viaggiare, ma anche pensare ad un futuro più sicuro, che dall’emergenza attuale abbia imparato, oltre che soluzioni, migliori metodi di prevenzione. L’architetto dichiara di voler così ricercare “le fondamenta di una nuova struttura su cui progettare una nuova nave che corrisponda alla nuova vita che dall’avvento del COVID-19 ha aperto le porte ad una nuova età”.

E’ chiaro che non tutto sarà realizzabile nel dettaglio esplicato, ma queste ipotesi potrebbero fungere da guida verso una predisposizione consapevole e calibrata del futuro della crocieristica mondiale. Potrebbero cioè rappresentare una “visione globale” che, nelle parole di Pastrovich, è “un faro che indica la direzione”, pur tenendo presente come “durante il tragitto tante cose possono succedere”.

 

Gabriele Bassi

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